An Abstract of Home: la parola casa si aggancia al concetto di identità e appartenenza, fondamentale per la regione mediorientale, interessata da una delle più grandi diaspore attuali, dove molte persone hanno perso o lasciato una casa, o addirittura non hanno un paese.
É questo il tema centrale della tredicesima edizione del Festival Middle East Now, diretto da Lisa Chiari e Roberto Ruta, che torna a Firenze, al Cinema La Compagnia e al Cinema Stensen, dal 4 al 9 ottobre. “Siamo felici che sia il Middle East a dare il via alla lunga carrellata di festival che ospitiamo a La Compagnia: siamo tutti in cerca di una casa, e questa è la casa dei festival, che è nostra intenzione rafforzare ancora di più”. Ha detto Stefania Ippoliti, responsabile di Fondazione Sistema Toscana, in apertura della conferenza stampa di presentazione della manifestazione.
Il tema della casa sarà indagato da diverse prospettive, e ripercorso in vari modi: la casa come realtà e come idea. Il Cinema, ancora, come casa rifugio lo ritroviamo in Take me to the Cinema di Albaqer Jafeer, film iracheno presentato in anteprima europea, “una sorta di nuovo Cinema Paradiso girato a Baghdad, dove prima c’erano oltre centro sale, e ora ne rimangono pochissime”, lo definisce Ruta. Da Cannes arriva, The Sea Ahead, opera prima del giovane regista Eli Dagher, in cui la protagonista torna a casa in Libano, e ritrova in Beirut una città fantasma.
L’Iran ha sempre avuto un posto speciale nel programma del Festival che ha sempre cercato di raccontare i fermenti, le contraddizioni e le rivendicazioni di liberà che arrivano da questo paese, soprattutto dai giovani, e riflettono l’attualità di questi giorni. Fra ile proposte di quest’anno,
Image, storia di amore impossibile nell’Iran di oggi, e World Word III che ha recentemente conquistato i primi come miglior film e migliore attore nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, girato in un set cinematografico, in cui un senza tetto casualmente viene cooptato dalla troupe e diventa il protagonista del film, impersonando Hitler.
World Word III sarà il film di chiusura, mentre l’apertura del festival, il 4 ottobre, è affidata al thriller palestinese Hudas’s Salon, spy story basata su fatti reali che vede una donna ricattare una giovane madre facendola diventare una spia, e rivela una società avvelenata dal tradimento e dagli intrighi che derivano dall’occupazione. Sarà presente alla proiezione il giovane interprete del film, l’attore palestinese, Jalal Masarwa.
Altro tema sottotraccia è la presenza femminile, che da corpo e sostanza in una determinazione forte delle donne mediorientale di cercare di superare la società patriarcale ed emanciparsi
Novità di quest’anno, la collaborazione con il festival di cinema sui diritti umani dell’Aja, Movies that Matter,con la presentazione di tre film: Along the Way di Mijke De Jong, in cui due sorelle gemelle devono sopravvivere alle ostilità dell’Afghanistan dopo la perdita dei genitori, I am a Bastard di Ahmet Polat, documentario sulla ricerca di identità di un olandese di origine marocchina, Beirut Dreams in Colour del pluripremiato regista Michael Collins, che racconta la parabola della band libanese Mashrou’ Leila, una delle più famosa indie rock band del mondo arabo – pionieristica per i messaggi sociali e con un frontman dichiaramente gay.
Incentrato sul tema della casa è anche il Focus sul cinema dai paesi del Golfo, curata da Laura Aimone (Gulf Homes inside Out).
Torna anche New Perspective on the Middle East, assieme a Close Up, programma che supporta i filmmakersi emergenti di documentari: sabato 8 ottobre 5 giovani registi (di cui due provenienti dallo Yemen) presenteranno al pubblico dieci minuti dei loro documentari work in progress.
L’evento speciale di quest’edizione sarà al Museo del Novecento: la mostra Bound Narratives: A Photobook Library, curata da Roï Saade: 30 diverse prospettive su ricerche d’identità nel Medioriente attraverso bellissimi libri di fotografia.