Che storia ha il cinema nel territorio altoatesino? Quella di ieri è racchiusa in 25 pellicole, girate fra il 1926 e il 2005, raccontata, attraverso altrettante locations, in “Alto Adige – Guida ai luoghi del cinema”.
Il libro, edito da Giunti in collaborazione con la Provincia Autonoma di Bolzano, è stato presentato l’11 maggio scorso a Roma: c’è davvero un po’ di storia del cinema racchiusa fra questi monti e queste vallate, che hanno ospitato, fra gli altri, i set di Hitchcock (“the Mountain Eagle”), Pasolini (“Il Decameron”), Polanski (“the FearlessVampire Killers”), Scola (“La più bella serata della mia vita”).
Recentemente anche Giacomo Campiotti ha scelto le Dolomiti per il suo “Mai più come prima”. Quella di oggi è una storia di una provincia in grande fermento, intenzionata a valorizzare il legame fra territorio e audiovisivo.
Potendo contare sulla sensibilità culturale di una larga fascia della popolazione “”il centro audiovisivi vede crescere la propria utenza del 30-40% ogni anno- e su una realtà produttiva profondamente legata ad un’esperienza formativa che si è tradotta, nel tempo, in una risorsa economica importante: la scuola internazionale di documentario Zelig.
“La guida nasce nella prospettiva della creazione della Film Commission, -spiega a Cinema&Video International Antonio Lampis, direttore della Ripartizione Cultura italiana della provincia autonoma di Bolzano,- si tratta di una faccenda un po’ complessa dal punto di vista politico: non tutti credono nelle potenzialità dell’iniziativa, e non è facile trovare le risorse finanziarie. Questa pubblicazione dovrebbe servire a ragionare sul passato per smuovere il futuro. Abbiamo fatto una proposta in questo senso all’agenzia di promozione turistica, la Sudtirorel Marketing. L’intento non è tanto quello di creare un organismo nuovo, quanto quello di costruire una sezione sempre più operativa all’interno dell’agenzia.”
Fino ad oggi, il punto di riferimento per le produzioni che scelgono di girare in Alto Adige è soprattutto la scuola internazionale di documentario Zelig, che, come ci spiega la Direttrice, Heidi Gronauer, ” ha iniziato a fare formazione nel 1988: è nata per rispondere ad una richiesta di professionalità crescente: mancavano cameramen, montatori”¦”.
Ma perché le produzioni si rivolgono alla Zelig?
“In mancanza di una Film Commission, di cui, fra l’altro, auspichiamo e sosteniamo la creazione, veniamo chiamati noi: tutti i nostri studenti parlano le 3 lingue della scuola (inglese, italiano, tedesco), e questo, inoltre, fa sì che una provincia piccola come la nostra “” 400 mila abitanti “” richiami così tante produzioni internazionali. E’ ovvio che una ditta che cerca, ad esempio, un cameramen che parli più lingue si rivolga a noi; in questo modo agiamo anche come grande motore di lavoro per i nostri studenti, che a loro volta si creano contatti in ambito internazionale.”
Un’altra ragione del legame stretto che lega la scuola alle produzioni esterne è che le locations altoatesine sono prevalentamente scelte dai documenataristi.
“I nostri luoghi si prestano particolarmente ai documentari, – conclude la Gronauer, che, fra l’altro è tra i soci fondatori dell’Associazione Doc.it – inoltre la nostra provincia è ricca di temi e di storie, tutto il mondo è passato di qua: Ibsen, Freud”¦Siamo su una terra di confine, l’Alto Adige ha sempre avuto un ruolo di ponte fra nord e sud, e questo produce delle storie interessanti non solo a livello locale ma anche europeo”.
Dal 1994 ad oggi si sono diplomati alla Zelig 194 studenti, il 75% dei quali oggi lavora nel settore: circa 30 persone sono occupate all’interno delle 19 ditte di produzione sul territorio fondate dagli ex studenti. E sempre gli ex studenti Zelig hanno fondato, nel 2004, la FAS (Film Assosiation of Southtirol), che riunisce le varie figure professionali attive nel campo della produzione di documentari in Alto Adige. La FAS si è data due obiettivi.
Il primo: istituire un Fondo di Sostegno per l’Audiovisivo, un fondo autonomo, dove ai finanziamenti provinciali si possano aggiungere contributi dei privati, dei singoli comuni e delle associazioni di categoria.
Il secondo: promuovere la creazione di una Film Commission. “Stiamo cercando di sensibilizzare i politici e l’opinione pubblica sulla realtà audivisiva del nostro territorio. E’ necessario sottolineare che sono molte le realtà produttive che si muovono qui, con un giro d’affari che, anche se ad oggi non è stato quantificato con uno studio approfondito, è sicuramnte degno d’attenzione.
” A parlare è Valerio Moser, vicepresidente della FAS, che conclude: ” Facciamo un lavoro di vera e propria alfabetizzazione, sia attraverso una continua attività di lobbying, sia cercando di coinvolgere le istituzioni e la cittadinanza in incontri (per ora ne abbiamo organizzati due, in collaborazione con Film Club Bolzano) dove i rappresentanti di realtà audiovisive che operano nei Là¤nder tedeschi e le Film Commission Italiane sono intervenuti a parlare delle loro esperienze”.
CAROLINA MANCINI
Cinema&Video International 5-2007