“Come si può dire che i film sotto i 300 mila euro siano dei non-film?”, affermano Martha Capello ed Emanuele Nespeca, presidente e segretario generale dell’AGPCI, l’associazione dei giovani produttori indipendenti, in risposta alla “liquidazione” di queste micro -realtà produttive fatta dal presidente dell’Unione Produttori, Angelo Barbagallo, in occasione della presentazione dei dati sul cinema italiano nella sede del MiBAC.
“Possiamo accettare, anche se ci sarebbe da discutere meglio – argomenta Nespeca – che i prodotti con un budget così basso, non creino crescita aziendale e quindi sviluppo del settore industriale, ma non accettiamo che siano considerati non degni di far parte della produzione ufficiale.”
“Vorrei invitare” continua Capello “chi la pensa così a vedere film come “A Quadro” di Stefano Lodovichi, o “L’ultima foglia” di Leonardo Frosina, o “ Fairytale” di Ascanio Malgarini e Christian Bisceglia”: nessuno di loro supera la soglia dei 300 mila euro, eppure sfido chiunque a considerarli come dei – non film-. Si tratta di prodotti che hanno alle spalle un lavoro e un impegno produttivo enorme, che pur nell’esiguità del budget riescono a mettere assieme una pluralità di realtà finanziarie e creative spesso sconosciuta persino ai film di 3 o 5 milioni di budget”.
Chiamato in causa, Angelo Barbagallo chiarisce che la sua è stata una valutazione dal punto di vista industriale, che non voleva minimamente mettere in discussione il valore del film dal punto di vista artistico e creativo.
“E’ importante che questi film esistano – specifica- ho semplicemente osservato che il sistema industriale del nostro cinema è fatto non di 129 film, ma di poco più della metà, dal momento che 36 film non superano i 200 mila euro di costo, e 25 non superano gli 800 mila euro”.
Secondo la presidente dell’AGPCI è invece giusto che il FUS sia indirizzato alle OPS (sia degli autori che dei produttori), perché “è dovere delle istituzioni creare opportunità per i giovani offrendo spazi di sperimentazione e possibilità di esordio”. “Affermare che gli autori dovrebbero esordire con un video di nove minuti per il web”, continua Capello, riferendosi alle esortazioni lanciate durante l’incontro dal produttore Aurelio De Laurentiis, “equivale a chiedere ai giovani di cambiare i propri modelli creativi: i film per la sala e i web video infatti hanno e devono avere linguaggi differenti”. Sull’argomento giovani, la Capello afferma “Se il settore vuole davvero creare ricchezza, bisogna abbandonare l’individualismo e iniziare a lavorare insieme. Allora si produrrebbero meno -non film- e sicuramente ci sarebbe più innovazione.”