E vola alto Dammicco, presentandosi con un listino davvero interessante e foriero di buoni incassi: dopo il debutto con “The Canyons” di Paul Schrader e il cartoon “Tacchini in fuga” prodotto dalla casa madre di “Shrek”, il 2014 include film di Cronenberg (“Maps to the Stars” con Robert Pattinson e John Cusack), Ridley Scott (“Child 44” diretto da Daniel Espinoza con Gary Oldman e Tom Hardy), Terrence Malick (“Knights of Cups” con l’incredibile trio Bale, Portman e Blanchett), Fred Schepisi (“Words and Pictures” con Clive Owen e Juliette Binoche), Peter Howitt (“Dangerous Parking” con Samuel L. Jackson) e cast sontuosi che allineano star quali Anthony Hopkins, Julianne Moore, Johnny Depp e Brad Pitt, Hugh Grant, John Travolta, Pierce Brosnan, De Niro e Meryl Streep (insieme!).
Commedie sentimentali, thriller, fantascienza, drama, action, horror… Nessun genere è stato scartato o dato per scontato, la varietà e (sulla carta) la qualità sono garantite.
«È un listino importante, composto da film di cui sono sicuro, scelti in base a criteri molto semplici: l’appeal che possono avere verso il pubblico, le storie in grado di generare emozioni, i talents – attori e autori – coinvolti. Sono convinto che “faranno il mercato”: non è vero che gli incassi li fanno solo i blockbuster».
Spiega ancora Dammicco, che di Adler è il socio anziano, presidente con deleghe: «Mi ripresento alla ribalta cinematografica dove non pensavo sarei mai più tornato a operare, ritemprato. Pronto ad affrontare un mercato che in così poco tempo ha subito una trasformazione profonda. La situazione delle sale è davanti a tutti, homevideo e tv generaliste non sono più veicoli primari per i film, i nuovi media – internet, reti tematiche, new device – devono ancora esprimere le loro potenzialità mentre la pirateria è sempre il nemico da combattere e vincere. Insomma il cinema, che operava in un contesto che non è mai stato facile – in Italia spesso il cliente era anche il concorrente – ora sta vivendo un momento di grande complessità, molto faticoso, ma dove mi auguro si vada verso un pluralismo più diffuso su tutti i canali della filiera e dove è necessaria una maggiore capacità di adeguarci al nuovo».
Se in generale si assiste a una compressione degli incassi, sono spesso i film medi, di genere, anche se di qualità, a fare più fatica a trovare la via del pubblico. «Sono convinto che noi abbiamo il know-how giusto perché i nostri film possano adeguatamente risaltare una volta arrivati in sala. L’importante è impostare un lavoro dove il prodotto (cioè il film) sia centrale. Vogliamo trasmettere emozioni, quella capacità di sognare che solo il grande cinema sa regalare».
A riportare Stefano Dammicco “in carreggiata”, dopo qualche tentativo che era finito infruttuosamente, un progetto produttivo che l’ha entusiasmato e ha trovato subito le forze per decollare, “Time to Dance”, attualmente in fase di sviluppo.
Da quel momento le cose hanno ripreso a marciare. «Ho scoperto che i vecchi rapporti con produttori amici, americani e inglesi, erano ancora saldi, pronti a tornare attivi». Per questo all’atto di nascita ufficiale di Adler a Roma, il 22 ottobre scorso, erano presenti Glen Basner, presidente della FilmNation Entertainment, la presidente della Relativity Media Carmela Galano, il chairman della Lionsgate Patrick Wachsberger, tutti marchi presenti con loro film nel listino Adler.