Paolo Sorrentino e Roberto Minervini: è decisamente internazionale (e non molto affollata, benché corposa) la presenza italiana al 77° Festival di Cannes, che si aprirà il prossimo 14 maggio sulla Palm Beach.
Da una parte, uno dei registi nostrani più conosciuti e amati nel mondo, il premio Oscar Paolo Sorrentino torna sulla Croisette (dopo Youth), unico italiano in Concorso, con Partenope. Una co-produzione italo- francese targata film Fremantle prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment Pictures, una società del gruppo Fremantle, Anthony Vaccarello per Saint Laurent, Paolo Sorrentino per Numero 10 e Ardavan Safaee per Pathé. Gode del sostegno di Film Commission Regione Campania. Internazionale anche il cast, dove, assieme a Isabella Ferrari, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Stefania Sandrelli e Alfonso Santagata, troviamo, Marlon Joubert, e Gary Oldman. Il regista resta nella sua Napoli (e a Capri) già ritratta con l’amore della nostalgia inÉ stata la mano di Dio, per raccontare un altro viaggio di formazione, questa volta al femminile, che inizia negli anni ’50. Così descrive Partenope, Sorrentino: “Un’epica del femminile senza eroismi, ma abitata dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore. I veri, gli inutili e quelli indicibili, che ti condannano al dolore. E poi ti fanno ricominciare. La perfetta estate di Capri, da ragazzi, avvolta nella spensieratezza. E l’agguato della fine. Le giovinezze hanno questo in comune: la brevità.”
Italiano d’origine (marchigiano di Fermo), ma da anni stabilito negli Stati Uniti, dove attinge per le sue storie, è Roberto Minervini, che troviamo in Un Certain Regard, la sezione dedicata al cinema più sperimentale e radicale (la cui Giuria c’è Xavier Dolan): The Damned è il suo primo lungometraggio di finzione dopo gli acclamati documentari di creazione, un film storico ambientato nel 1862, durante la guerra di secessione americana. Anche in questo caso una co-produzione fra Italia, Stati Uniti e Belgio: Okta Film e Pulpa Film con Rai Cinema in coproduzione con Michigan Films e BeTV, in associazione con Stregonia, con il sostegno di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Centre du cinéma et de l’audiovisuel | Fédération Wallonie-Bruxelles, Shelter Prod, Taxshelter.Be e ING, Tax shelter du Gouvernement féderal de Belgique, Film Commission Torino Piemonte, Fondo Audiovisivo Friuli Venezia-Giulia, Federal tax credit program of Canada (Cavco), Provincial tax credit program of Québec (Sodec), in collaborazione con Kaibou Production. Il film è venduto nel mondo da Les Films du Losange.
Un bel po’ d’Italia è presente anche in un’altra co-produzione in Concorso: Marcello mio di Christophe Honoré, dove il Marcello è il nostro Mastroianni, e vede la figlia Chiara vestirsi e comportarsi come il padre, e insistere per essere considerata un attore (nel cast anche Cathrine Deneuve). Il film è prodotto da Les Film Pelleas, in coproduzione con Bibi Film e Lucky Red con Rai Cinema, con il contributo del MIC DGCA Fondo per le coproduzioni Minoritarie e con il contributo della Regione Lazio. E sono di co-produzione italiana anche Limonov di Kirill Serebrennikov (co-prodotto da Wildside e Vision Distribution che lo distribuisce in Italia), tratto dal romanzo di Emmanuel Carrere, e il portoghese Grand Tour di Miguel Gomes, (co-prodotto da Vivo Film con il contributo del Ministero della Cultura e distribuito in Italia da Lucky Red).
Fra i più attesi, i già annunciati Francis Ford Coppola con Megalopolis e Yórgos Lánthimos, che fresco degli Oscar a Poor Creatures! presenta il nuovo Kind of Kindness con protagonista la sua musa Emma Stone, e The Shrouds di David Cronenberg.
Dopo Holy Spider e il precedente Borders, torna a Cannes Ali Abbasi con The Apprentice; Paul Schaeder porta sulla Croisette Richard Gere e Uma Thruman, protagonisti del suo Oh Canada.
Un’edizione che, secondo quanto dichiarato dalla nuova presidente del festival, Iris Konbloch, si preannuncia all’altezza della scorsa, in cui si sono battuti tutti i record (20 mila spettatori, 14 mila professionisti accreditati al Marchè da 120 paesi, e 9 film selezionati che hanno collezionato 26 nominations agli Oscar, con 3 statuette vinte fra cui quella, alla sceneggiatura originale, della Palma d’Oro Anatomie d’un chute di Justine Triet.
Sono due le registe francesi che quest’anno si giocano la Palma d’Oro: Coralie Fargiaux che porta a Cannes il film americano The Subastance con Demi Moore, “un body horror molto sanguinolento” che segue il suo The Revenge. Sarà un altro Titan?
E Agathe Ridanger, unico esordio alla regia del Concorso: Diamant brout, un coming of age di una ragazza molto giovane, ambientato nel Sud della Francia: “un film che abbiamo trovato molto contemporaneo, e che ci è sembrato giusto inserire nel Concorso di un festival come il nostro che vuol dare spazio alle nuove scoperte, da mettere sulla mappa del cinema mondiale, oltre a celebrare i miti del grande schermo. Voi ci direte se abbiamo avuto ragione.” Commenta Thierry Frémaux, delegato generale del Festival.
Quest’anno i miti saranno George Lucas, che “dopo averne creati tanti, ne è diventato uno anche lui”. A lui sarà consegnata la Palma d’Oro d’Onore il 25 maggio, in chiusura del festival; Kevin Costner, che porterà a Cannes la prima parte del suo Horizon, an American Saga.
Sarà Fuori Concorso assieme ad un altro ‘creatore di miti’ (e di saghe): George Miller che il 15 maggio presenterà la sua Furiosa: a Mad Max Saga.
L’America è decisamente presente, nonostante gli scossoni degli scioperi, ci tiene a sottolineare Frémaux, che ricorda anche come Columbia Pictures festeggerà proprio a Cannes i suoi 100 anni.
Tornano in forze sulla Croisette anche due grandi industrie cinematografiche, più assenti durante il Covid e subito dopo: l’India e la Cina.
In Concorso ci sono All with Imagine has light, opera seconda di Payal Kapadia, regista indiana che ha esordito proprio a Cannes nel 2021 (sostenuta anche dal Torino Film Lab e vincitrice del TFL Audience Design Fund 2024), e Caught by the Ties, del cinese JIA Zhang-Ke “che mischia abilmente archivio, fiction e video”.
Oltre ad annoverare ulteriori titoli indiani e cinesi (Santosh della regista indiana Sandhya Suri; The Shameless di Konstantin Bojanov , e il cinese Black Dog di GUAN Hu), Un Certain Regard saluta l’ingresso di nuove voci, provenienti da paesi poco raccontati dal cinema: dal Sud Arabia arriva Norah di Tawfik Alzaidi, mentre dalla Somalia The Village next to Paradise di Mo Harare. E ancora il primo film dello Zambia: la commedia drammatica On becoming a Guinea Fawl di Rungano Nyoni.
Il film di Mo Harare, passato anche da Alliace 4 Development di Locarno Pro (LEGGI QUI), e sviluppato anche grazie a ScriptLab 2022 del Torino Film Lab, è una delle sei opere prime della sezione, assieme ad Armand, l’esordio del nipote di Liv Ullmman e Ingmar Bergman, Halfdan Ullmann Tøndel, alle francesi Ariane Labed (September says); Louise Courvoiseur (Vingt Dieux !) e Laetitia Dosch (Le Procès Du Chien), e il corso Julien Colonna, con Le Royaume.
A guidare la Giuria del Concorso, una grande protagonista della scorsa stagione cinematografica made in USA: Greta Gerwig, che secondo Iris Konbloch “incarna appieno l’anima del festival: ispirata dal grande amore per il cinema e la sua storia affronta tutti i generi e si rivolge a tutte le audience, passando da film indipendenti a blockbuster hollywoodiani, e ricoprendo vari ruoli: attrice, sceneggiatrice, regista, produttrice. Libera e piena di talento. Proprio come lo è Camille Cottin.” La celebre attrice francese sarà la maestra di cerimonia del Festival.