di Carolina Mancini
Les Adieux à la reine” di Benoît Jacquot: sarà un adattamento di un romanzo in costume ad aprire la 62esima Berlinale il prossimo 9 febbraio. Il film, in concorso, racconta i primi giorni della Rivoluzione francese con lo sguardo dei servi di Versailles.
“Molti dei film in concorso parlano di partenze o di cambiamenti radicali, presentando le storie o la storia da una prospettiva diversa” ha dichiarato il direttore del Festival, Dieter Kosslick.
L’Italia competerà per l’Orso d’Oro con i Fratelli Taviani, che presentano “Cesare deve morire”.
Competerà, fra gli altri, con “Jayne Mansfield’s Car” di Billy Bob Thornton, “Captive” di Brillante Mendoza, “Flying Swords Of Dragon Gate” di Tsui Hark.
Fuori concorso “Extremely Loud & Incredibly Close” di Stephen Daldry, che vanta due nominations all’Oscar (miglior film e miglior attore non protagonista per Max von Sydow), “Jin líng Shí San Chai” (The Flowers Of War) di Zhang Yimou, e “Shadow Dancer” l’ultimo lavoro del regista del sorprendente “Man on Wire”, James Marsh.
A complemento del programma, la proiezione speciale di “Haywire” di Steven Soderbergh con Ewan McGregor, Michael Fassbender, Antonio Banderas.
Particolarmente interessante Berlinale Special, dove l’Italia fa capolino con Alba Rohrwacher, interprete di “Glück” (Bliss) di Doris Dörrie.
La sezione ospiterà il debutto alla regia di Angelina Jolie, “In The Land Of Blood And Honey”, la serie televisiva di documentari sulla pena di morte di Werner Herzog “Death Row”, Alex de La Iglesia con “La Chispa de la Vida”, il premio Oscar Kevin Macdonald, che dopo “Life in a Day” dell’anno passato torna alla Berlinale con “Marley”, e il documentario prodotto da Javier Bardem “Hijos de las nubes, La última colonia” di Alvaro Longoria,
che fa parte del focus che la Berlinale quest’anno dedica alla “Primavera Araba”.
Oltre che nelle diverse sezioni del Festival, il cinema arabo vanta una robusta presenza all’interno del mercato, e, assieme alla questione mediorientale, costituisce uno dei fili conduttori della selezione di Panorama- Dokumente, che aprirà con “Revolutionary” di Sean McAllister, la storia di una guida turistica yemenita e del suo coinvolgimento nella “primavera politica” del suo paese.
Gli altri due filoni di Panorama- Dockumente sono “Queer Memory” e il G8 e l’Anti-Globalizzazione: qui l’Italia fa da protagonista con “Diaz” di Daniele Vicari, interpretato da Elio Germano, Alessandro Roja, Claudio Santamaria e “The Summit” di Franco Fracassi e Massimo Lauria, che esplora il retroscena di bugie legate alla morte di Carlo Giuliani e lo sviluppo della brutalità da parte dello Stato nelle manifestazioni precedenti a quella di Genova (da Brokdorf a Napoli, Gotheborg e Seattle).
I conflitti generazionali e l’ambivalenza del progresso sono invece i temi principali di Forum, mentre Forum Expanded, (37 opere di artisti, registi, musicisti e teorici provenienti da 20 paesi diversi) come di consueto, cercherà di definire il ruolo del cinema contemporaneo chiedendosi fino a che punto le idee radicali del passato siano ancora oggi rilevanti.
Qui la presenza italiana è legata al romanzo incompiuto di Pier Paolo Pasolini, “Petrolio”, scelto da Rosalind Nashashibi come punto di partenza per il suo “Carlo’s Vision” (una coproduzione fra Italia e Regno Unito).
“Say Goodbye to the Story” è il leitmotiv della sezione dedicata ai cortometraggi, ispirato al titolo del lavoro (in concorso) di Christoph Schlingensief.
Da segnalare anche “Logoro” della regista peruviana Claudia Llosa, vincitrice della Berlinale 2009 con “La Teta Asustada” e “The End”, firmato da Charlotte Rampling.
Un cortometraggio italiano (“Pokot Ash Yogurt”, di Francesco Amato e Stefano Scarafia) sarà presentato all’interno di “Culinary Cinema”, il cui motto è “Trust in Taste”.
L’omaggio di quest’anno andrà a Meryl Streep (a cui sarà consegnato l’Orso d’Oro), mentre la Giuria Internazionale, capitanata da Mike Leigh, sarà composta da Anton Corbijn, Asghar Farhadi, Charlotte Gainsbourg, Jake Gyllenhaal, François Ozon, Boualem Sansal e Barbara Sukowa.