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direttore Paolo Di Maira

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3D/Un altro Mondo è possibile

di Chiara Gelato


Si chiama Technicolor 3D System ed è l’alternativa in 35mm al 3D digitale.
Sul mercato italiano a partire da quest’estate, è la risposta di Technicolor alla domanda sempre più frequente di titoli in formato tridimensionale con un sistema che, invece di puntare su un rinnovo totale del parco macchine, si concentra sulla riqualificazione dei proiettori in pellicola (in tempi brevi e con un investimento esiguo) attraverso l’installazione di uno schermo argentato e di una lente di nuova generazione che fornisce la polarizzazione circolare necessaria a creare l’effetto stereoscopico.
Scopo dell’operazione, “rendere più flessibile il sistema”, evidenzia Antonio D’Arienzo, direttore generale Technicolor, “ed aumentare la possibilità  di ricezione del mercato nei confronti dei titoli in 3D che affolleranno le prossime stagioni, andando incontro nel contempo alla nuova offerta della produzione indipendente internazionale, che ha cominciato a produrre in 3D stereoscopico parallelamente alle major.
Se da un lato, dunque, Technicolor continua ad accompagnare il prodotto pellicola, come da tradizione, dall’altro ha sentito l’esigenza di rispondere alla domanda di maggiore flessibilità  di fruizione da parte del mercato”.


Lanciato in America lo scorso anno, il nuovo sistema è dapoco approdato in Italia, dove è in fase di start up:
“A fine 2009 sono partite le prime installazioni in Usa “” che sono arrivate attualmente alle 350 unità  “” e a seguire nel resto del mondo. Tra maggio e giugno 2010 Technicolor 3D è stato distribuito in Europa, dove le reazioni nei principali cluster (Inghilterra, Francia, Germania, Italia) sono state mediamente le stesse, come anche il numero di installazioni.
In Italia, dopo un primo avvio un po’ faticoso riconducibile alla necessità  di installare il silver screen, sono state impiantate 40-45 macchine, che diventeranno circa una settantina entro la fine dell’anno, mentre ne prevediamo 150-160 per il 2011.
Gli esercenti italiani hanno apprezzato la funzionalità  del sistema, che mantiene i pregi della pellicola, ossia la maggiore lucentezza rispetto all’immagine digitale, che soffre invece di luminosità .
L’investimento per l’adeguamento delle sale è esiguo, ma stiamo studiando un sistema per l’installazione ancora più vantaggioso per l’esercente, che modificherà  i rapporti contrattuali (anche pregressi) tra le parti in causa”.


E se il recente annuncio dell’appoggio al nuovo sistema Technicolor da parte di cinque fra i principali studios (DreamWorks Animation SKG, Universal, Paramount, The Weinstein Company e Warner Bros; mentre non hanno gradito Disney e Fox, sostenitori del 3D digital) ha già  fatto il giro del mondo, “le distribuzioni italiane ed internazionali stanno prendendo tempo per comprendere se convenga utilizzare questa soluzione e, soprattutto, che tipo di influenza possa avere sulle loro strategie.
In termini di investimento, c’è da dire che il costo della stampa della copia non aumenta, perché si lavora “” come per il 2D “” su un fotogramma con quattro perforazioni.
L’impiego di Technicolor 3D comporta solo l’ulteriore necessità  di realizzare l’internegativo”.
Una tecnologia, quella utilizzata nel nuovo sistema, che ci si aspetta possa avere un riscontro commerciale fintanto che la comunità  cinematografica continuerà  a sostenere la creazione di contenuti 3D su pellicola.
“La durata della stagione fortunata del 3D è poco prevedibile, anche perché non è tanto il formato tridimensionale a caratterizzare il successo di un prodotto, quanto piuttosto i contenuti, che continuano ad essere trainanti.
Indicativa, a questo proposito, la scelta della Warner di annunciare l’uscita dell’ultimo film della saga di Harry Potter in 2D, dopo aver cavalcato a lungo il 3D”.


In un momento di transizione in cui i due sistemi, analogico e digitale, sono destinati a convivere, “ci aspettiamo che la diffusione del D-Cinema continui secondo i suoi ritmi, senza che la nostra tecnologia “” nata per supportare la proiezione 3D lungo questa fase intermedia – possa influenzare lo sviluppo dei flussi di lavoro di acquisizione, produzione e postproduzione digitali”.
Un’operazione, quella del 3D su pellicola, che riguarda da vicino la logica portata avanti da Technicolor negli ultimi anni, “che va nella direzione di accompagnare l’evoluzione del mercato senza rimanere ancorati alla tradizione, diversificando offerta e prodotti” – conclude Antonio D’Arienzo “” “come dimostra Technicolor Roma con la sua attività  di post produzione digitale video ed audio.
E’ un modo per potersi svincolare da un mono prodotto, la stampa delle copie, arrivando alla gestione dei contenuti, verso cui la nostra attenzione è sempre più rivolta”.

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