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3D/Pronto all’invasione

di Michela Greco


La rivoluzione 3D?
Non la fa solo James Cameron con il suo “Avatar”, che ha riscritto il linguaggio cinematografico battendo velocemente ogni record di incassi.
La tecnologia digitale che porta lo spettatore al centro dell’azione invaderà  presto anche il mercato dei videogiochi, dell’home-video e della tv, come promette Stefano Rebechi, Amministratore della DBW Communication, società  specializzata in produzioni HD e 3D stereoscopico.
In sinergia con Eutelsat e OpenSky “” e con la partecipazione di Panalight e il fornitore di regie mobili SBP – la società  guidata da Rebechi ha infatti messo a punto una filiera che punta a introdurre l’immagine tridimensionale nei grandi eventi live da trasmettere nelle sale cinematografiche, e a diffondere la nuova tecnologia anche nelle nostre case attraverso il piccolo schermo.
“Il futuro è nel 3D “” giura Rebechi “” E per prima se ne è accorta Eutelsat, che concede in affitto la banda via satellite ed è interessata a trasmettere con la nuova tecnologia.
Insieme abbiamo già  effettuato test importanti, coma la prima gara sportiva in Europa ripresa e trasmessa in 3D, nello specifico la partita di basket tra Siena e Caserta dell’aprile 2009, e un grande evento organizzato a Piazza del Popolo a Roma per i 100 anni dell’Acea.
E’ stata la prima produzione in 3D live al mondo a svolgersi in uno spazio aperto, con il segnale che ha viaggiato dalla piazza al satellite ed è tornato ad Ostia, percorrendo 72mila chilometri”.


Il primo passo del 3D, però, è sul grande schermo.
Con gli esercenti italiani che si sono affrettati a convertirsi al nuovo formato in coincidenza con la disponibilità  di film “appetibili”, oggi l’Italia è il paese europeo che vanta il maggior numero di sale attrezzate per la tridimensionalità .
“I nostri esercenti, che per anni hanno opposto resistenza al digitale, ultimamente hanno fatto una vera e propria corsa al 3D.
Oggi c’è una digitalizzazione diffusa e il mercato è maturo anche per accogliere gli eventi dal vivo: il pubblico è già  educato alle immagini tridimensionali. Ora stiamo attrezzando le sale con parabole e decoder per la trasmissione del segnale 3D via satellite e ad oggi ne abbiamo coperte 40″.
A regime, le sale potranno proporre, in fasce orarie diverse dalla programmazione cinematografica, un concerto, uno spettacolo teatrale o magari la finale di Champions League.
“Il 3D per questi eventi è un valore aggiunto impressionante “” sottolinea Rebechi “” se si guarda un concerto si ha l’impressione di stare a due metri dal cantante.”
Sul fronte televisivo invece, se il 3D non è qui, è dietro l’angolo, perché c’è da superare lo scoglio della conversione dei televisori nelle case. “Sky inaugurerà  entro l’anno nel Regno Unito il primo canale 3D.
In Italia dovremo aspettare di più: anche se tutti i produttori stanno lavorando a un modello 3D dei loro schermi manca un broadcaster pronto e soprattutto mancano i content provider.
Ma non c’è dubbio che si arriverà  a vedere il 3D sui nostri televisori, magari nel 2011. Intanto i Mondiali di calcio saranno visibili anche in tre dimensioni”.

A monte della filiera, le tecnologie di ripresa sono ancora a livello di prototipo: ad oggi si usano (come ha fatto Cameron) due telecamere, una per l’occhio destro e una per il sinistro, collegate tra loro secondo un’angolazione precisa e che si avvalgono di un sistema di specchi per riprodurre la visione umana della profondità .
Ma Panasonic e Sony stanno già  studiando delle telecamere “commerciali” più evolute, che saranno a disposizione del grande e del piccolo schermo, ma che potrebbero essere presto applicate nell’home-video e nei videogame.
“Due mesi fa il consorzio Blu-Ray ha definito lo standard di registrazione in 3D su Blu-Ray, il che consente, in attesa di programmi trasmessi, di sfruttare da subito una tv di generazione 3D per la visione dei film in home-video. E anche la Playstation si sta attrezzando”.


Per la tv, come al cinema, saranno necessari i famosi occhialini, ma anche in questo caso sarà  bene stabilire prima uno standard e decidere se affi darsi a quelli attivi “” che lavorano sulla frequenza “” o a quelli passivi “” che funzionano in base alla polarizzazione della luce.
“La resa è equivalente “” dice Rebechi “” è solo una questione di mercato”.
Tra gli elementi da non sottovalutare c’è poi la creazione di nuove figure professionali – come lo stereografo, incaricato di stabilire la profondità  delle immagini in fase di ripresa “” o la formazione di direttori della fotografia, sceneggiatori, montatori, registi e produttori al cambiamento di linguaggio imposto dalla visione tridimensionale.
“I montatori, ad esempio, dovranno abituarsi a lasciare le scene molto più lunghe, perché lo spettatore deve avere il tempo di esplorare l’immagine”.
Insomma, completare la rivoluzione che porta il pubblico dentro l’immagine è solo questione di (poco) tempo.

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