I sei progetti selezionati (su 20 ricevuti) riguardano lungometraggi di finzione, documentari, e, per la prima volta, serie TV sono:
Hotel Alcohol
Autore/Regista: Jan Cvitkovič, Produttore: Miha Černec (Staragara), Slovenia, Lungometraggio di Finzione
Women Who Hunt
Autore/Regista: Urška Djukić, Produttore: Marina Gumzi (Nosorogi), Slovenia, Documentario
Penguins
Autore: Anita Ceko, Regista: Ivan Sikavica, Produttore: Jure Pavlović (Sekvenca), Croatia, Serie Tv
The Witch Hunter
Autore: Maja Pek, Producer: Danijel Pek (Antitalent), Croatia, Serie Tv
Borderline
Autori/Registi: Tiha Gudac, Iva Tkalec, Isabella Rinaldi, Produttore: Ljubo Zdjelarević (Kinoteka), Croatia, Serie Tv
Krvava Snezinka
Autori: Luca Chinaglia, Anton Špacapan Vončina, Regista: Luca Chinaglia, Produttori: David Cej, Igor Prinčič (Transmedia), Italia, Lungometraggio di Finzione
Nuovo Cinema Buie
Autore: Mila Orlic, Regista: Alessio Bozzer, Produttore: Alessio Bozzer (Videoest), Italia Documentario
Da segnalare che qualche giorno prima dell’annuncio, Hrvoje Hribar, direttore del Centro Audiovisivo Croato ( partner, assieme allo Slovenian Film Centre, dell’iniziativa creata nel 2015 dal Fondo Audiovisivo Friuli Venezia Giulia) ha rassegnato le dimissioni.
All’origine di tutto, spiega Hrvoje, “c’è stato il caso di un documentario danese girato in Croazia sulla guerra in Iugoslavia, co-prodotto dal Centro Audiovisivio Croato che alcuni patrioti non è piaciuto e da cui è partita una campagna mediatica durata oltre un anno che accusava me e Sanja Ravlic, consulente per le co-produzioni minoritarie, e in generale tutto il Centro Audiovisivo di ‘lavorare per i Serbi’. Una questione meramente politica, insomma, a seguito della quale è stata attivata l’ispezione le cui conclusioni sono state che milioni di euro sono stati male assegnati in quanto nessuno di essi era stato approvato dal Ministero della Cultura. Molto originale come conclusione, perché da quando il Centro è stato fondato 9 anni fa, questa procedura di controllo governativo non è stata mai messa in pratica, e può avere degli esiti molto pericolosi per la produzione audiovisiva sul territorio.”
Paolo Vidali, direttore del Fondo Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, ha commentato: “L’esperienza croata rappresenta(va) un modello per chi, come me, si occupa di sostegno al settore audiovisivo: una struttura autonoma dal potere politico, finanziata non solo dalle casse dello Stato, ma in massima parte dai broadcaster e dalle società di telecomunicazione. E invece… Spero davvero che l’agghiacciante marcia indietro che la politica sta facendo (non solo in Croazia, ma in tante altre parti d’Europa e del mondo) venga fermata”.